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Marco Paolini e i Mercanti di Liquore: da un concerto dedicato all’acqua, “Song n°32”, nasce “Sputi”, un album musicale di rara bellezza.

La sera del 1 agosto di alcuni anni fa, in una Piazza Sant’Antonio gremita di triestini (ma non solo) andai ad assistere ad una rappresentazione che si sarebbe rivelata assai particolare, a tratti geniale, sorprendente, commovente. Trieste tappa voluta ma non programmata di uno spettacolo che “nessuno pensava potesse durare più di una serata”. Chi, come me, ha vissuto le emozioni forti di quel dì di festa, pur a distanza di così tanto tempo, ricorderà lo stupore e la meraviglia di fronte al susseguirsi e all’inseguirsi di versi, strofe, giri di fisarmonica e accordi di chitarra. Quello spettacolo di due anni fa è, infine, divenuto, uguale seppur diverso, un cd musicale.
Il viaggio per acqua e terra, attraverso guerre che ritornano e possibili resistenze di Marco Paolini e dei Mercanti di Liquore inizia il 25 Aprile 2003 all’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano dove si svolgeva la manifestazione “Appunti Partigiani”. I quattro si incontrano, si conoscono e tramano: nasce uno spettacolo teatrale fatto di parole e musica, “Song n° 32”, un vero e proprio, seppur anomalo, concerto “dedicato all'acqua intesa come risorsa e non come merce. Abbiamo fatto tre giorni di prove partendo da qualche pagina di libro fotocopiata, qualche poesia, un po' di repertorio e musiche improvvisate più che pensate, che nascevano dall'istinto e dalla fretta oltre che dalla voglia di fare insieme questo concerto. Non ho mai visto spartiti in quei giorni né fogli per trascrivere la musica. Ogni tanto si registrava qualcosa e ogni tanto ci dimenticavamo di farlo, così certe cose si sono perse da subito”. Marco Paolini lo si conosce: è attore, autore e regista, una vita dedicata al teatro, consacrata da successi di pubblico e critica. I Mercanti di Liquore nascono a Monza a metà degli anni ’90, sono un trio musicale forte della voce “ deandreiana” di Lorenzo Monguzzi, della chitarra di Simone Spreafico e della fisarmonica di Piero Mucili; il nome del gruppo è tratto da un verso de “Il suonatore Jones”, traccia conclusiva di quel “Non al denaro non all’amore né al cielo” che Fabrizio De Andrè scrisse re-interpretando “L’Antologia di Spoon River” di Lee Masters.
Da “Song n° 32” nasce l’idea di “Sputi”. L’album è costituito, per usare le parole dello stesso Paolini, “di innesti e montaggi di testi diversi, di accostamenti, di musiche e parole prese da vari autori, dalle filastrocche di Gianni Rodari (Re Federico, La tradotta, Sul duomo di Como, Il Mare Adriatico, I mari della luna, I sette fratelli, Stelle senza nome, Compagni fratelli Cervi) quasi metà dei pezzi dell'Album, dai Canti Orfici di Dino Campana (in La notte mi par bella e Vele), dalla lingua sonora di Biagio Marin (in Me son visuo), Giacomo Noventa (in Sottovento), Ernesto Calzavara (in Parole Mate), dai versi di Erri De Luca (in Il Prigioniero Ante e Sputi). Una canzone (Il Sergente nella neve) contiene un frammento di Mario Rigoni Stern un po' “arrangiato” e inserito nella filastrocca del Soldatino di Rodari. Il titolo è cambiato rispetto al concerto, l'abbiamo preso dalla poesia di Erri De Luca. “Sputi” non è un Album ricercato, abbiamo preferito fissare quel che l'istinto suggeriva. Alcune soluzioni sono rimaste ruvide, l'aria che tira nelle parole ha suggerito la musica”.
Così come lo spettacolo teatral-musicale, anche le quindici canzoni hanno un centro di gravità attorno cui ruotare: l’acqua.“Due parti di idrogeno per una di ossigeno” ci ricorda che l’acqua è un bene comune che nessuno può acquistare, nemmeno quel tipo di Cesenatico che in “Mare Adriatico” non riesce a capire come il mare non possa essere in vendita, non riesce a capire che gli uomini sono solo i custodi e non i proprietari dell’acqua: “Regola Acquea” è proprio un promemoria dei sensi per la ragione che spesso si rivela essere assai poco… ragionevole.
I versi dell’autore dei “Canti Orfici” portano con se il ritmo del fiume che scorre e del mare che attende, del vento che soffia e dell’uomo che si lascia portare dalla corrente, dove lui vuole.
Giacomo Noventa ci ricorda che tra i monti esiste un mare sopra, il Cielo, e ci racconta di un mare dentro, lo Spirito: il ponte che separa e unisce è la voglia di vedere, la voglia di conoscere che resta, di fatto, insoddisfatta. Non è forse questa la storia dell’errante Ulisse?
Ma, nonostante tutto, il disco non è monotematico: l’acqua è elemento fondamentale e fondante l’intera Storia dell’uomo; ma, come si dice, “la Storia siamo noi” con la nostra forza e la nostra debolezza, con tutti i limiti del caso: Re Federico, nel pezzo omonimo, è alla disperata ricerca di un nemico, perché “un grand’uomo senza nemici è un uomo gran solo”, “L’Altissimo” mette il potere alla berlina e chi il potere subisce al ceppo di una rassegnata esistenza. “Domani è lunedì” assume il contorno di barricata satirica contro lo sfruttamento dei lavoratori. “Il prigioniero Ante” racconta la vicenda di un partigiano, marito e padre, tradito dai suoi stessi compagni di lotta e incarcerato: un inno al coraggio, alla resistenza contro le ingiustizie del Mondo grazie all’alleanza con le piccole cose: il nodo di legno che Ante riesce a togliere dalla parete della cella gli dona ora il sole negato, poi, frapposto tra l’occhio e il sole, un poco di ombra nel cortile dove sarà giustiziato. Le piccole cose sono raccontate anche nella vita dei sette fratelli Cervi: i loro nomi scanditi uno ad uno, il camminare di sei di loro e la bicicletta di Ettore, una madre che all’imbrunire urla perché la cena è pronta, una madre che urla la tragedia che di li a poco si consumerà: “Ettore, vien casa… i fassisti!”
Difficile poter descrivere la magia e i brividi che suscitano quei versi cantati.
Di sicuro, la commistione tra teatro puro e musica popolare (la fisarmonica non permette neppure un istante di rilassamento, di “sguardo altrove”: non è serata di gala con valzer e champagne ma festa di paese con taranta e vino), tra Campana e Rodari, tra parole, pensieri e suoni non può non conquistare. Un poco di più ad ogni nuovo ascolto.
Il cd, edito da “Musica Mezzanima” è acquistabile sul sito www.mercantidiliquore.it e (forse) in alcuni negozi di dischi.
La musica è dei poveri
LA TRADOTTA

Cosa canta il soldato, soldatino,
dondolando, dondolando gli scarponi,
seduto con le gambe ciondoloni
sulla tradotta che parte da Torino?

"Macchinista del vapore,
metti l'olio agli stantuffi,
della guerra siamo stufi
e a casa nostra vogliamo andà"

Soldatino, canta canta:
Cavalli otto, Uomini quaranta...
G.R.

°°°

PAR VARDAR

Par vardar dentro i cieli sereni,
là sù sconti da nuvoli neri,
gò lassà le me vali e i me orti,
par andar su le cime dei monti.
Son rivà su le cime dei monti,
gò vardà dentro i cieli sereni,
vedarò le me vali e i me orti,
là zò sconti da nuvoli neri?
G.N.

°°°

BARCHE AMORRATE

Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza...
Ne l'ultimo schianto crudele...
Le vele le vele le vele .
D.C.
Parole mate!