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Una piccola porta per uscire dal Mondo e danzar sulla Terra!
Anarchia
NEL PARCO
Ci son duecento picci, quaranta polli, di papere una ventina e pur due cigni... Gatto, cazzo! Sei predatore? Preda!

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Il pastore conduce il gregge verso pascoli più tranquilli, verso nuove stabilità sociali. Onore, gloria e massimo rispetto per il lupo cattivo. Onore, gloria e massimo rispetto!
NOI E LA STORIA
Il limite fondamentale delle categorie storiche è di trasformare una descrizione empirica, relativa a certe caratteristiche determinate, in una deduzione logica di carattere generale. Questo limite è proprio di ogni categoria storica. La storia porta con se il duplice problema della sua rappresentazione e della sua interpretazione.
Al problema della storia possono darsi due risposte categoriche, indiscutibili, basate sull’affermazione dell’esistenza di una dottrina sulla natura della vita umana. La prima ci dice che si deve studiare la storia perché noi stessi siamo storici, nel senso che siamo costruiti e possiamo comprendere noi stessi solo in un contesto storico, linguistico, culturale. Viviamo nel racconto, nella memoria e nell'interpretazione (Burke, Hegel, Gadamer). La seconda ci dice che la vita in se stessa è puntuale e asemantica (senza significato) e inserirla in una trama temporale e semantica significa falsarla. Viviamo nell'immediato, oppure - se vogliamo avere una storia - nell'inganno. (Nietzsche, Heidegger).
Da questa disputa restano fuori i filosofi antichi, per i quali la storia era una questione che riguardava le persone pratiche: il nostro vero senso, se ne abbiamo uno (o se ne vogliamo avere uno), si trova in relazione a un libro non lineare, come è il tempo (almeno da Agostino in poi), ma circolare ed eterno, com'è la natura.
Si può poi prospettare, rileggendo Kant, l'ipotesi di una risposta critica. Non possiamo sapere, proprio perché la nostra esperienza è storica, se la nostra “natura” sia storica come dice Hegel, col suo sapere assoluto, o a-storica come afferma Nietzsche. Possiamo solo porci il problema di ciò che facciamo e di come usiamo i nostri strumenti di conoscenza e di giustificazione. Non si può dire che l’uomo sia storico per essenza; si può, però, dire che questa storia, senza l’uomo (ogni singolo uomo) e i suoi problemi, non ci sarebbe. Si può usare il dialogo con la storia per chiarire gli umani problemi, ma si deve essere consapevoli che questa storia che si sta edificando è costruita dalle nostre stesse domande. La domanda pour excellence è: che cosa si vuole sapere?
Non sia pace fra i mortali / finché un uom sovr'altro imperi.
C.P.
INNO DELLA RIVOLTA

Nel fosco fin del secolo morente
Sull’orizzonte cupo e desolato
Già spunta l’alba minacciosamente
Del dì fatato.

Urlan l’odio la fame ed il dolore
Da mille e mille facce ischeletrite
Ed urla col suo schianto redentore
La dinamite.

Siam pronti e sul selciato d’ogni via
Spettri macabri del momento estremo
Sul labbro il nome santo d’Anarchia
Insorgeremo.

Per le vittime tutte invendicate
Là nel fragor de l’epico rimbombo
Compenseremo sulle barricate
Piombo con piombo.

E noi cadrem in un fulgor di gloria
Schiudendo all’avvenir novella via
Dal sangue spunterà la nuova istoria
Dell’Anarchia.
L.M.
Né Dio, né Stato. Né servi, né padroni.
Ricorda: ovunque vai, sei li!
LA CASA DEL LADRO

Così entro di nascosto come un ladro nella casa del ladro
Mi guardo intorno nella casa del ladro: è tutto rubato
Pure l'aria che adesso respiro con il fiato corto
è frutto di un furto.

Quando un ladro trova un ladro dentro casa non è mica contento
E difatti quel ladro mi vede e mi dice: "stai attento"
Lui mi dice: "guardami bene, io non sono ladro soltanto.
Io sono il padrone."

Non sappia l'occhio destro quel che guarda il sinistro
Taccia la bocca memore di quel che ha visto
Che io mi muovo adesso, prima che sia mattino
Nessuno spia il mio passo sotto il cielo turchino.

Ma io dico che suonare un sonaglio davanti un serpente
Io dico che pure il serpente, pure quello, si pente
E capisce che sputare veleno per tutta una vita
non è servito a niente.

Ma il padrone è una cosa diversa, è uno strano serpente
Il padrone è una cosa diversa, è una bestia curiosa
Lui comincia succhiando il latte da quando è bambino
Ma poi succhia ogni cosa.

Non sappia l'occhio destro quel che guarda il sinistro
Taccia la bocca memore di quel che ha visto
Che io mi muovo adesso, prima che sia mattino
Nessuno spia il mio passo sotto il cielo turchino.

E difatti alla fine il padrone è una specie di ladro
Solo che quando ruba il padrone non è mica reato
E anche quando che viene arrestato il suo alibi regge
Perchè lui è la Legge.

Così entro di nascosto come un ladro nella casa del ladro
E quel ladro mi dice che lui non è un ladro soltanto
Ma neanch'io sono un ladro gli dico e così mi avvicino.
Io sono un assassino.

E così sotto il cielo turchino c'è un padrone di meno.

Emanuele Filiberto di Savoia ha recentemente dichiarato che "L'Italia è un paese pronto per una monarchia costituzionale". In considerazione di questa dichiarazione del principe, volevamo dedicare questa canzone a Gaetano Bresci, tessitore, anarchico e uccisore di re.

Non sappia l'occhio destro quel che guarda il sinistro
Taccia la bocca memore di quel che ha visto
Che io mi muovo adesso, prima che sia mattino
Nessuno spia il mio passo sotto il cielo turchino.
A.C.
Io voglio un tetto per ogni famiglia, del pane per ogni bocca, educazione per ogni cuore, luce per ogni intelligenza.
B.V.
Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere un suo simile? Allora assicurati che nessuno possa possedere il potere.
M.A.B.